Quante volte gli studi pubblicitari hanno dato fondo alla loro immaginazione per creare campagne di prodotti abbinati a personaggi famosi o ambientate in luoghi meravigliosi?
Nel caso del Montebore è sufficiente lasciare parlare la storia, Leonardo da Vinci e le colline che circondano il caseificio “Terre del Giarolo”, il luogo nel quale si producono questo formaggio e altre eccellenze casearie del territorio.
Alla fine del Quattrocento è l’unico formaggio presente nel menù delle sfarzose nozze tra Isabella di Aragona e Gian Galeazzo Sforza, figlio del Duca di Milano. Cerimoniere d’eccezione del banchetto fu lo stesso Leonardo da Vinci e Il Montébore fu l’unico formaggio invitato a tanta nobile tavola.
Il caseificio “Terre del Giarolo” nasce nel 2020 ma ha un passato nobile con un nome celebre, Vallenostra. Alla fine degli anni Novanta Roberto Grattone e Agata Marchesotti fondarono questa Cooperativa agricola con l’intento di salvare il Montébore, formaggio la cui produzione si era arrestata dopo la Seconda guerra mondiale, e far rivivere altri sapori.
Dopo varie ricerche, nel 1999 Roberto e Agata riuscirono a recuperare la ricetta originale da Carolina Bracco ,e in tal modo, il Montebore rinacque, si salvò dall’estinzione e anche durante la manifestazione “Cheese” di Bra del 1999 si parlò del “miracolo del formaggio resuscitato” che da allora è diventato un Presidio Slow Food.
Il Montébore viene realizzato miscelando latte crudo: per il 70% vaccino e per il restante 30% ovino e, se disponibile, anche una piccola percentuale di capra. La cagliata, lavorata a mano, è posta nelle formelle, rivoltata e salata. Estratte dallo stampo, tre forme dal diametro decrescente sono poste a stagionare, una sopra l’altra, fino a sei mesi.
Nel 2020, Vallenostra ha compreso la difficoltà di portare avanti la produzione da sola e ha deciso di condividere le e il lavoro di anni con un partner capace di traghettarla verso il futuro.
I cugini di Roberto, Andrea e Stefano Grattone ed Emanuela e Matteo, rispettivamente moglie e figlio di Stefano, hanno subito creduto nel progetto, e nonostante le difficoltà, la famiglia Grattone si è ritrovata per portare avanti, insieme, l’obiettivo comune di migliorare e implementare la produzione.
Entrando nel caseificio, e più in particolare nello spaccio dello stesso, il visitatore non troverà solo il Montebore, scoprirà il Cadetto di Montebore, il Ruè, la Borberina, il Reblò, la Mongiardina, la Mollana della Val Borbera e il Grattone, oltre a delicate ricotte e deliziosi caprini. Impossibile non cadere in tentazione una volta entrati nel locale che ospita il banco frigo, il profumo dei formaggi vi conquisterà!