Accanto a Pellizza da Volpedo, le altre leggende legate a queste zone viaggiano su due ruote. E percorrendo su e giù le strade dei Colli tortonesi si capisce presto perché. Qui sono nate almeno quattro miti della bicicletta. Costante Girardengo, Giovanni Cuniolo detto Manina, Luigi Malabrocca, “maglia nera” del giro d’Italia e, quarto ma non ultimo, il grande “Airone” Fausto Coppi. La vocazione ciclistica di questo territorio si apprezza al meglio partendo da Castellania Coppi, dove sono nati Fausto e suo fratello Serse. Per ripercorrere le strade del Campionissimo, basta seguire i percorsi de “La Mitica”, la ciclostorica con biciclette d’epoca che ogni anno celebra Coppi e le sue terre. Anche quest’evento è frutto dell’ostinazione e della passione di un gruppo di giovani che nel 2012 decisero di promuovere i Colli puntando sul ciclismo lento, fatto di strade bianche e “mute”, dove ci si può allenare come i grandi, ma anche pedalare con la famiglia e gli amici, con una MTB o un e-bike.

Per chi ama invece correre o camminare, ci sono da attraversare ben 4 versanti Unesco e oltre 450 km di sentieri, accuratamente tracciati e adatti a tutti i passi. Strade sterrate, tra filari di vite e fossi ingentiliti da gelsi, percorsi in collina e trekking nei boschi. La riscoperta e la manutenzione di queste autostrade del benessere è una conquista recente, merito di alcune volenterose associazioni amanti dello sport e della natura, tra cui Azalai, fondata da Checco Galanzino, il primo uomo che nel 2007 è riuscito a correre, in meno di un anno, 1000 km nei 4 deserti più inospitali del pianeta, e che in queste colline ha deciso di vivere e allenarsi. Azalai trae il nome dalle Carovane del Sale con cui il Popolo Tuareg attraversa il Deserto del Tenerè. Un viaggio che si ripete da tempo immemore e che ricorda l’affascinante Via del Sale che passa proprio dai colli tortonesi e dalla Val Borbera, l’antico percorso seguito dai mulattieri per valicare l’Appennino e arrivare in Liguria. Accompagnati da viandanti, pellegrini e lunghe carovane, i commercianti battevano queste vie trasportando pesci essiccati, olio, cereali, e appunto il sale, la più preziosa delle merci perché usata per conservare i cibi. Oggi questi sentieri regalano favolose occasioni di trekking, praticabili in tutte le stagioni. Radure aperte, ricche di mille fioriture, si alternano a boschi di maggiociondoli, faggi e ginepri, in un contesto rimasto incredibilmente puro e incontaminato. Il Rifugio Ezio Orsi (mt. 1.397) consente una sosta prima di arrivare ai piani dell’Ebro, la vetta più elevata e il punto panoramico più suggestivo dell’intera provincia di Alessandria. Da qui, nelle giornate limpide, lo sguardo può viaggiare libero e leggero lungo l’arco alpino, fino a toccare dolcemente il mare.